sabato 28 novembre 2009

Del dubbio e della sua sostanza


Non potrei che cominciare a scrivere un argomento di questo tipo, se non col dubbio di cosa andrò a scrivere...
In effetti è così non ho mica presente cosa voglio scrivere, sto solo cercando come un archeologo di pulire il fossile che ho trovato nel mio terreno in modo da metterlo allo scoperto.
La sostanza del dubbio quale è?
Un vuoto interiore che cerchiamo di compensare esteriormente?
Forse il dubbio è la conseguenza detta da uno schema di pensiero di questo tipo, partendo da una negazione di sè incominciamo a cercare esteriormente le nostre presunte lacune.
Questo nelle più elementari delle osservazioni porta ad una corsa ad inseguire qualcosa di assolutamente ciclico, per cui destinato ad una fine inesorabile.
Quindi ad un certo punto nasce un tipo di dubbio che è quello di non possedere veramente ciò che stiamo inseguendo, o abbiamo afferrato esteriormente. Ecco che il dubbio si presenta come una premonizione di uno schema mentale che sta per compiersi, oramai è troppo tardi l'evento si sta riproponendo come le altre volte, la ruota non si è spezzata. Come diceva qualcuno " Prima! Devi vederlo prima, oramai è tardi." Tutti quei passaggi veloci e neanche troppo inconsci che ci fanno accettare tutta una serie di fasi, permettono alla nostra persona di ripetere lo schema fino alla nausea...ecco forse quando si arriva alla nausea, quando il fetore della nostra breve e piccola esistenza ci sta schiacciando, in quel preciso momento quando ci troviamo con la faccia e i denti tra la merda e la terra del fondo, lì in quel preciso momento nasce un dubbio..
Il dubbio più forte di tutti che da l'inizio a una grande scalata, quella del monte del nostro determinismo.
Il dubbio che ci fa domandare con un grido che apre il nero interiore:
" Può essere tutto qui la vita?"; quando addirittura non capiti di porsi la grande domanda di sempre: "Io sono io sono io sono, sì ma chi SONO IO???", nel frastuono delle affermazioni di ciò che crediamo di essere si instilla un dubbio che non dapiù per scontato queste due parole "Io Sono.".
Ecco che questo dubbio diventa come acqua di sorgente e comincia a corrodere il fondo e pulirlo dallo sterco, utilizzandolo addirittura come concime.
Il dubbio a volte può essere l'anima che soffia al nostro orecchio sordo.
Vivere di sole certezze è un'esistenza per dormienti.
Avere un pizzico di dubbi fa respirare l'uomo.

lunedì 16 novembre 2009

La Negazione


Ultimamente ho notato una banalità forse, come tutte le cose quando le noti veramente nel momento in cui ti colpiscono e le tocchi, solo allora ti sembra di capirle veramente.
La banalità è sull'importanza della privazione o negazione. Questa riflessione mi è nata mentre mi arrovellavo per comprendere i mali che ci affliggono, perchè continuino ad esistere fino ad ora. Quindi ciò che sto per andare ad affermare è comunque uno stato che dipende dalla nostra condizione attuale, non è una fase sempre necessaria.
Per me è stato molto importante capire che grazie alla guerra noi sperimentiamo e sviluppiamo collettivamente il senso di pace, la voglia e la necessità intima di vivere in pace.Fino a quando non diventa una necessità collettiva, non può manifestarsi su scala mondiale. Al nostro grado evolutivo: cervelli ottusi e calcificati, è necessaria la violenza della guerra per farci comprendere veramente la pace, in modo tale da ricercarla. La guerra con il suo vuoto e la sua violenza crea un solco dentro i nostri corpi, generando lo spazio necessario per far crescere il seme della pace. Sembrano parole stupide e banali, ma a me ha colpito veramente questa cosa. Siamo un'umanità così pigra in questo momento, che abbiam bisogno di vivere in un mondo dove sei obbligato a lavorare a pagamento, per comprendere il senso del lavoro, della disciplina e dell'organizzazione di una giornata o periodo di vita. Altrimenti resteremmo nel brodo primordiale all'infinito.
Chiaramente ciò che dico può essere che non valga per tutti presi singolarmente, ma a livello di umanità, massa, tutto ciò è estremamente reale secondo me.
Ogni cosa della nostra vita che si mostra come negazione o privazione, se perseguita in modo lucido e consapevole, alla fine rivela il senso del suo opposto ovvero l'unione.
Anche se a volte potremmmo fare a meno di certe vicissitudini, e mi girano le palle, però sinceramente questa cosa mi rallegra l'animo e mi alleggerisce.
Mi ridona la comprensione di come debba essere leggero il volo del passero.

sabato 27 giugno 2009

Sfogo notturno

Guardare gli occhi e finalmente vedere che fluisce la vita fuori da quel corpo. Si palesa davanti a me finalmente qualcosa che inizia ad andare oltre a quella nuvola che cosparge le nostre palpebre.
Osservare gli occhi delle persone con la speranza di vedere un guizzo, un impulso di vita, un lampo che squarcia il mondo delle fatiche quotidiane; un bagliore che mi investa nonostante la maschera porti i segni di una vita di difficoltà, patimenti, gioie e speranze...insomma di un sano umano vivere.
Ecco che quando finalmente mi giunge quel segno, come la luce di un faro di scogliera, trovo la mia rotta e finalmente evito gli scogli, riapprezzando il gusto di viaggiare in mezzo al mare.
Il marinaio ha il volto segnato dalle strade che ha percorso.
La brace che illumina gli occhi è il frutto della presenza nel cammino.

giovedì 11 giugno 2009

Le antenne del Signuur

Ascolto l'aria di questi giorni, l'ultimo plenilunio non è stato dei più freschi dal punto di vista energetico. C'è un'atmosfera da bomba inesplosa per le strade, molte persone sentono una oppressione molto pesante addosso...
Non sono il personaggio più indicato per parlare di previsioni o di macchinazioni sataniche che posso esprimersi con la luna piena.
Però una cosa la posso suggerire. Queste energie pesanti sono alla stregua del disordine che abbiamo in camera nostra. In caso di una mente abbastanza limpida, ad un certo punto vien voglia di sistemare l'appartamento e di porre ordine.
L'uomo ora deve incominciare a fare la stessa cosa a livello energetico con l'atmosfera circostante, se vuole evitare di finire in mezzo a delle polveriere ogni volta che incontra una persona ad esempio.
Dobbiamo farci ripetitori di energia, ognuno di noi poi gli darà quella peculiarità che preferisce: pace, amore, armonia, o una luce di colore bianco, viola, azzurro etc etc..
Dobbiamo diventare come il suono della campana di una chiesa, di un gong di un monastero zen obuddista. Risuonare nell'aria portando quella musica che ristora i cuori di ognuno di noi, che rallegra l'essere ed ogni persona che ci incrocia.
Forse sto palrando di cose molto astratte per alcuni, o altri non san manco come poterlo fare, opure non vi frega proprio niente.
Sia quello che sia, ma se vi interessa l'idea fissatevi sull'immagine di una campana che diffonde un suono d'amore, se avete un'attitudine tecnologica allora pensate di essere un'antenna ripetitrice per la pace...
Inventatevi, riscriviamoci la nostra identità e potenzialità. Generiamo campi simili ai crop circle con la nostra presenza nel mondo..
Perchè incominciamo ad averne veramente bisogno, è un urgenza quella che sto manifestando...forse.
Un abbraccio

mercoledì 29 aprile 2009

GLI IDE-ALI

14/10/04…
GLI IDE-ALI
L’ uomo è pieno di ideali nella mente a tal punto che stiamo soffocando. Alcuni hanno fatto sprofondare dentro di sé un ideale a tal punto che gli ha plasmato la carne cellula dopo cellula. E’ interessante notare come chi appartiene ad una stessa egregora si assomigli per alcuni caratteri fisionomici e negli atteggiamenti. Osservando la parola “ideali” mi viene in mente un gioco di parole: ide-ali. Idee pronunciate da uomini più o meno illuminati, hanno espresso delle regole, stabilito un “ordine” secondo una visione assolutamente personale, non assoluta. Sono idee con le ali, tentativi di delimitare la perfezione delle cose con regolamenti che a volte risultano troppo stretti, severi, limitati. Rinchiudendo chi aderisce allo schema mentale, in una prigione dorata nella quale spesso si trovano altre persone che lo condividono, appagando così la nostra sete di unione, accettazione, all’ interno della società. Finalmente sposando un egregora riusciamo a trovare posto all’ interno del grande circo della società. Ovviamente sto esprimendo una opinione dettata dai miei ideali, questa è la beffa. La differenza credo stia nell’ usare le idee o farsi risucchiare da esse. Quando mi capita di parlare con persone convinte e assorbite totalmente dall’ egregora di un qualsiasi ideale, ho una fortissima sensazione di soffocamento. Mi manca l’ aria, tutto intorno a me prende una forma rettilinea, squadrata, dura. Invece osservando la Natura troviamo forme morbide, rotonde, figure che generano un vento rinfrescante per il cuore. Dalla visione di queste nasce un profondo respiro che riossigena. E’ come trovarsi davanti a uno splendido panorama. Mentre l’ occhio si perde nella vastità di ciò che stiamo osservando nutrendosi dei colori, in noi nasce istintivamente lo stimolo a fare un respiro profondo, come a riappropriarci di un nutrimento mancante. Riflettendo, tutto ciò che crea la Natura in prima persona è fonte di bellezza e straripa della sua dolcezza, anche se a volte composta di brutalità, ma questo è un altro argomento. Intanto noi continuiamo a rifugiarci nelle piccole stanze delle nostre idee che ci permettono di passare ore intere a sognare, lanciandoci in futuri possibili, riorganizzazioni sociali, o economiche, sfoghi di rabbia…
Una costante resta, ed è che noi non riusciamo a spiegarci come mai tutti sono così ottusi da non capire la nostra idea perfetta, è la strada giusta per salvarci ed essere tutti felici…
Ma la realtà umana è troppo particolareggiata e vasta per poter riuscire a restringerla per seguire un solo ideale. Quest’ ultimo la maggior parte delle volte non ha alcuna attinenza con quelle che sono le leggi che orchestrano l’ Universo.
Credo che tutto debba prendere spunto dal funzionamento del mondo che ci circonda. Visto che siamo prodotti di Natura, funzioniamo secondo le sue leggi e non quelle che ci inventiamo noi per convenienza, o traumi legati all’ infanzia che non abbiamo mai voluto affrontare, arrivando a una visione totalmente distorta della realtà; a tal punto da definirci superiori al mondo naturale e alle sue leggi, cicli, mutazioni… Credo che dovremmo comprendere nuovamente qual’ è il nostro ruolo all’ interno dell’ opera magnifica che è la Vita.
Abbiamo una grande potenza, portiamo dentro le armonie che costruiscono l’ Universo e rispondiamo cellularmente a questo linguaggio, che lo si pensi o no. Credo che più ci uniamo simbioticamente alla materia che ci costituisce, più riusciamo a comprendere come funzionano realmente i due orologi: Cosmico e Umano. I nostri saggi antenati sostenevano ciò da tutte le parti del mondo. Ma noi le definiamo semplici superstizioni con supponente e cieca scientificità. Gli ideali spesso sono idee con le ali, ci permettono di andare lontano con la fantasia e lo sguardo. Portandoci il più delle volte totalmente staccati da terra, perdendo attinenza con la realtà più sincera. In Natura al centro di tutto c’ è il Sole, mentre per l’ uomo il luogo supremo dominatore di ogni cosa esistente è la mente. Un importante satellite che in realtà ha il semplice compito di riflettere le luci del Cuore. Ogni giorno ci dimentichiamo di far risplendere il nostro Sole interiore, portatore di calore e luce nelle nostre vite. Così viviamo infreddoliti e pallidi, con occhi spenti ancor prima che il cuore abbia terminato il suo battere. Al centro di tutto sta il cuore, ma che sia un cuore pieno di fervore e forza, come i raggi del Sole. Che non sia l’ amore molle e melenso, non è vero che se uno ama la vita diventa un ebete, intontito da questo sentimento e colto da un improvviso stato di simbiosi col mollusco e non si è più in grado di interagire con la Vita con forza.
L’ Amore è sinonimo di schiena flessibile ma tesa con grande forza e determinazione verso il cielo. Un ponte che convoglia al centro del Cuore le due correnti, quella Celeste e l’ altra Terrestre. Stracciamoci dalla testa il quadretto del così detto “uomo spirituale”, incapace di ogni azione poiché vinto da un tale senso di amore che lo rimbambisce fino a scioglierlo come un budino. La vita è fatta di impeto, come la grande marea dell’ orgasmo. Questo è il momento in cui ci si predispone a creare una vita o darsi nuova vita. Nel momento in cui generiamo una vita siamo travolti da un’ infinita gioia, forza… potenza. Dovremmo riflettere con più attenzione su queste “piccole” cose.
Un senso di appagamento e di Unità ci avvolge e sgorga dalle nostre vene, gettandosi dritto verso la volta celeste del nostro cranio. L’orgasmo è il momento in cui si spalancano le porte del cuore, per questo tutti lo ricerchiamo con così tanta brama. Perché c’è un infinito piacere quando ci fondiamo con l’ Essere immenso chiamato Universo. Sono totalmente convinto fin dentro le mie misere ossa che aprendo il cuore nasce piacere, culminando in gioia e pienezza.
Dal mio punto di vista gli ideali non mi nutrono allo stesso modo. Sicuramente mi permettono di trovare posto nella società, e non è poco. Credo che tutti noi abbiamo bisogno del contatto umano e di essere accettati teoricamente per quello che si è. Trovare persone che la pensano come te, approvano quello che dici e credi di pensare (o ti pensa l’ ideale??…) è molto rassicurante. Però è una situazione priva del reale volo, di un vento che ti spinge dietro il petto dolcemente. Con una forza instancabile e senti che potrebbe portarti fino all’ eternità, se solo riuscissimo a mantenerla costante presente dentro di noi. E’ una presenza che è lì, aspetta solo che le si tenda l’ orecchio per sentirla e darle ascolto. Bisogna accettare di camminare in quello che noi riteniamo vuoto. Non ci sono stanze “ideali” che delimitino lo spazio per avere la “sicurezza” su dove stiamo poggiando i piedi.
Alcuni fin dalla notte dei tempi si domandano cosa farebbero della loro vita, soli e nudi in cima ad una montagna. Come agiremmo se nessuno ci vedesse e giudicasse?…
Forse questo è il punto…

giovedì 9 aprile 2009

La lacrima estatica


Gli Egizi nell'ormai inflazionato occhio di Ra per i tatuaggi, hanno racchiuso un mare di significati. Tralasciando il significato che per loro aveva il gerogligfico semplice di occhio, che corrisponde pienamente al principio di indeterminazione di Heisenberg, ho voglia di parlare della lacrima che scende dal suo occhio. Non è un ornamento ai fini della buona riuscita del tatuaggio, ma è lì per rendere bella la creazione, di fatti è l'uomo agli occhi di Ra. Siamo una lacrima di Dio, un suo prodotto che nasce direttamente dal suo sguardo, dal quel contatto diretto che c'è tra la luce esterna e la luce interna. La parte più solare di Ra, colto da un estasi di piacere si è commosso e ha creato l'uomo. Composto da liquidi e sali, ma partorito direttamente dal Sole, quindi in noi è implicita la forgiatura Ignea, solo che è nascosta all'interno dei liquidi e dei sali. E' quell'elemento che tiene unito il nostro corpo determinandone l'individuazione. Di fatti dopo la morte sopraggiunge il raffreddamento e la disgregazione.
Il pianto spesso è associato ad un momento in cui termina qualcosa in maniera definitiva, per il nostro modo di percepire la realtà, ed è usualmente collegato ad un momento di dolore. Tuttavia esiste anche il pianto di gioia, derivante da uno stato di estasi tale, di una convibrazione talmente fusa con tutto il creato che genera un pianto di gioia, così fisica che scuote nei genitali. Ecco che forse, anche quell'espressione di Dio che gli Egizi chiamavano Ra, colto da uno stato di tali proporzioni, ha partorito il bimbo umano.
Inoltre aggingo che Ra non è Dio, è un' espressione del Creatore che noi dal nostro grado di coscienza siamo in grado di cogliere e vivere. Però come è spiagato bene nella kabbalah, induismo, buddismo, cristianesmio etc etc... Dio è una continua scoperta, si ri-vela continuamente. Ogni volta che togliamo un velo, ecco che subito ne troviamo un altro davanti a noi. E' nella natura implicita della divinità quella di essere in continua crescita e movimento. Quindi è l'eterno inafferrabile, è TUM per gli Egizi, al pari del suono di una pulsazione. Quel ritmo primordiale che sta alla base di ogni vita che sia stata creata. Un suono, una frequenza, una presenza che si coglie nell'aria, si percepisce solo se si porta l'orecchio sulla frequenza giusta.

martedì 24 febbraio 2009

Il canto degli alberi


Osservando gli alberi, si possono notare delle evidentissime differenze da una specie all'altra. Nel mondo della spagiria, lo studio alchemico delle piante, ogni genere di vegetale era associato a uno o più pianeti.. Questi ultimi erano il simbolo che sintetizzava il significato di un archetipo. Attualmente i pianeti che si tengono in considerazione sono 7, come il numero delle ghiandole endocrine interne, le sette note musicali, i sistemi di cristallizazione esistenti etc etc...
Questo per dire che ogni specie vegetale ha delle peculiarità insite che poi generano una forma. Se osserviamo le piante quando sono mosse dal vento, possiamo sentire un suono, come un canto, che nasce dal suo movimento. E' come un canto sottile, che suona e racconta la forza specifica che gli appartiene. Ad esempio il Pino, pianta Saturnina, cigola rumorosamente, come le ossa di un uomo anziano, è pesante e si fa spostare quasi mal volentieri dal vento. Ha un modo nodoso di aderire al movimento e sembra simile all'incedere delle rotelle di un grande orologio di un campanile.
La Betulla, pianta venusina, canta allegra ed elegante con le sue foglie, leggera, sempre bella, un canto fine mai molesto, sa tenere la sua parte senza dar mai fastidio e rompere l'armonia del posto, a volte se il luogo non la sostiene può intristirsi..
Il tiglio, gioviniano, è una pianta imponente muscolare, ma elastica, è come un giovane atleta. Dal profumo inebriante e onirico, porta nel luogo del sogno e delle gioie dell'erotismo..E' un canto dolce, ricco di piacere e grazia..Rende gentili.
La Quercia, gioviniana, insegna giustizia, ricopre con la sua ombra ogni luogo a lei sottostante e lo protegge. Forzuta e possente, il suo canto rinvigorisce le membra, ristora e desta il corpo per poter poi tornare all'attività. Carica di giustizia.
La Rosa, venusina, si fa guardare, annusare, ma non toccare. E' il bello da contemplare ma che non devi avere, altrimenti mostra gli artigli. La bellezza della libertà, che si espande in tutte le direzioni senza alcuna distinzione. Non dimenticando la sua parte maschile.
Ogni pianta ogni elemento di questo mondo ci sussurrano, è un bellissimo canto d'amore. Incredibile è il momento in cui questa realtà si apre all'uomo, svelando i suoi magnifici regali.

giovedì 29 gennaio 2009

Sugli angoli della mente

Della mente e su di lei possiamo dire molte cose. Mi è piaciuto osservare negli ultimi giorni come nel gergo comune vengano usati due termini: Ottuso e acuto.
In geometria un angolo ottuso è superiore a 90°, quindi verrebbe da pensare ad una mente aperta capace di spaziare. Invece no, tra la gente ottuso viene usato per una persona che non è in grado di espandere più di tanto i suoi ragionamenti. Rimane fermo sulle sue convinzioni senza speranza di ravvedimento.
Mentre l'angolo acuto è inferiore a quello di retto. Quando definiamo una persona acuta, ci riferiamo a qualcuno in grado di cogliere degli aspetti finissimi della vita o di un evento qualsiasi.
Credo che questi due termini siano riferiti alla capacità della mente di mettere a fuoco. Più un angolo è stretto, più il fascio di luce è simile ad un laser, o alla lente d'ingrandimento quando concentra i fasci dei raggi solari in un unico punto.
Ecco che divento acuto, perchè sono in grado di focalizzarmi così tanto che riesco a penetrarlo a tal punto da sviscerarne aspetti molto fini, nascosti. Un fuoco così concentrato che diventa penetrante, entra nella realtà e la vivifica la accende, la rende illuminata, quindi visibile e finalmente comprensibile.
La mente ottusa invece disperde la sua intenzione mentale in tutti gli eventi esterni, non riuscendo poi a focalizzarsi. Di conseguenza la sua intensità non diventa sufficentemente forte per poter sciogliere il muro di incomprensione che è posto tra noi e il reale. Non riesce a dirigere la sua persona in un unico punto, in modo tale da illuminarlo, di metterlo a fuoco, accenderlo. Così la realtà rimane sempre una matassa oscura, perpetrando sempre gli stessi errori in modo ottuso.
L'atto della meditazione, di tutte quelle tecniche che tenodono a portare l'attenzione dell'uomo al suo interno, grazie all'ausilio del respiro cosciente, aiutano a fissare la mente su un punto (la propria interiorità), dandogli poi ossigeno col repsiro.
Ecco che a quel punto quando i due lembi si uniscono, che la combustione può aumentare di intensità. Più sono in grado di concentrarmi, di unire quel fascio di protoni che è l'uomo in un unico punto, più la mia intensità di luce sarà tale da poter scaldare e trasmutare la realtà personale e circostante.
L'acuto è in grado di dirigere i propri orgoni in modo sempre più concentrato e cosciente, può via via mettere sempre più mano nella propria vita in modo attivo e non inconscio.
Fino a rompere l'atomo con un gesto d'amore, liberando quell'immane potenza racchiusa nella materia, in un orgasmo potentissimo.

martedì 20 gennaio 2009

Lo sguardo


E' nello sguardo di chi vive delle reali sofferenze, dove la vita sembra cadere impietosa nei suoi eventi. Dove l'incedere del destino sembra abbia solo spazio ciò che di peggio potevi aspettarti; in questo lembo di disperazione, ho guardato in faccia un uomo e ho visto gli occhi zampillare di vita. Ho visto la forza di chi non si arrende perchè tramite tutte le sue esperienze, non si sofferma sull'aspetto della fortuna o sfortuna, ma comprende ciò che la vita ha da insegnarli con quel tipo di linguaggio. Provo molto rispetto per l'essere umano, quando non si crogiola nel vittimismo anche se avrebbe tutti i motivi per farlo. Grazie a queste esperienze capisco anche i bimbi viziati che si lagnano per niente, paturnie rese eccessivamente egocentriche, a tal punto da non considerarle o da prendere a schiaffi con molto amore. A volte al dolore viziato bisogna rispondere don decisione paterna. Mentre di fronte all'oggettivo disagio di una vita, al malessere di un corpo straziato dagli eventi, essere come la madre che accoglie e accudisce. Non per forza sarai in grado di guarire, non è nostro compito, però importante sarà per chi lo riceve quel momento di ristoro.. Toccare un essere e sentire che la piaga si calma, è un dono che ci fa il "malato", un privilegio raro.
Mi sento molto fortunato.

venerdì 9 gennaio 2009

La nona casa


Viaggiare, muoversi verso terre inesplorate. Varcare confini e dogane, dirigersi nello spazio di questo mondo conoscendo la direzione o imparandola passo passo.
Nel muoversi esterno del viaggio, noi sondiamo spazi interiori sopiti. Li vediamo fuori da noi conoscendo gente di altri luoghi, usanze, spazi e natura diversi. Sono parti del nostro insieme che si porgono al nostro sguardo per dare comprensione di territori che ancora fatichiamo a conoscere. Non sempre è così, alle volte possiamo vedere spazi del nostro mondo già presenti e vivi, che hanno modo di mettersi ancor più in risalto.
Così come la ruota della macchina gira, così l'orologio delle mie caverne si muove al contrario e io scendo, scendo, penetro dentro la mia realtà; ogni tanto la discesa è tale da percepirsi una distanza tra ciò che è dentro e ciò che vive fuori. Il divario è tale che risulta difficile ogni sorta di dialogo, è necessario del tempo dell'orologio da questo lato della realtà, per permettermi di ricominciare a interagire con l'esterno...
Il viaggio, la nona casa, la spiritualità...