lunedì 24 novembre 2008

L'irresistibile abisso (Tyr)


C'è una tendenza in alcuni più che in altri verso l'abisso. E' un istinto irrefrenabile che vince ogni ragione e non ci molla fino a quando non cediamo. L'incessante necessità viscerale di entrare in contatto con la torba, il fondale dove tutto in realtà riposa, dove le maree si calmano e cessano di spingerci ovunque poichè finalmente possediamo un appoggio. Fino qui parrebbe tutto bello e assoltamente entusiasmante. Ma come dice nel film "L'odio" :" il problema è l'atterraggio."
Io mi ritengo una di queste persone. Non riesco a vincere la forza d'inerzia che mi schiaccia al fondo della mia esistenza. A questa mia mancanza di forza, c'è un istinto fortissimo a vedere come le cose finiscono. Il fondo è anche il raggiungimento ultimo delle cose, la loro fine, ciò vuol dire che incoscientemente più o meno vado a cercare un termine.
Quando tutto raggiunge la conclusione son sempre felice delle scoperte che faccio,oltretutto finiscono i miei tormenti esistenziali e viscerali che mi accecano di fronte all'evento. Solo quando raggiungo il fondo e le correnti si placano posso incominciare a vedere come veramente erano le cose, come io ero accecato dalle mie sensazioni e assolutamente in balia di esse. Non sono in grado di osservarle in modo chiaro. Solo alla fine di tutto, solo quando arrivo al fondo e rompo per l'ennesima volta il processo in atto, poichè incapace a viverlo serenamente ed equilibratamente, allora riesco a cominciare una riflessione impersonale. Però mi rendo conto che ho ripetuto per l'ennesima volta uno schema e che ho fatto in modo che finisse quell'evento. A volte dandomi grande dispiacere.
Ora questo sfogo mi è servito mi auguro a non commettere l'ennesimo giro di cardine della mia ruota del karma, poichè la mia motivazione e la mia nausea sono assolutamente determinate a vincere lo stato di pupazzo in balia delle viscere.
Quanto meno di cominciare un dialogo col quale posso iniziare ad avere un grado di libertà maggiore.
Mi rendo conto che è un mio grosso limite. Mi condiziona negandomi molti momenti felici fin dalla mia nascita. Voglio uscirne in piedi e vincitore. Poichè questo è uno schema che si ripete dentro me da ormai troppo tempo. Oltretutto in questo caso le motivazioni esterne mi spingono a ricercare maggiore forza per la vittoria, perchè ne vale la pena.
Il cielo discenda la terra salga e danzino dentro di me nelle nozze sacre dell'Uomo,
che io finalmente sia libero.
Tutto si libera, tutto si supera.

lunedì 3 novembre 2008

Dal Tramonto all'alba


La vita prende dinamiche sempre più impreviste e repentine. Ciò che è vero la sera, al mattino non ha più lo stesso significato. Il mio inconscio, che preferisco chiamare anima, parla sempre più forte alla mia coscienza ordinaria. Quando mi sveglio le cose sono più chiare, sono determinato e comprendo sempre meglio la mia situazione. Bisogna lasciar parlare il sole e per ascoltarlo bisogna riuscire a volgersi nella sua direzione. Questa per me è la cosa più difficile, sono troppo distratto dal normale vivere. Quando riesco a prendermi tempo per alzarmi dal letto, mi concedo un lento risveglio, allora in quei momenti emergono i messaggi dal profondo del mare e tutto diventa nitido. Ciò che ti turba cambia prospettiva, stravolgi le tue idee e inquadri meglio ogni cosa e rivedi il tuo fine.
Sono momenti in cui tutti abbiamo grossi casini, è tutto ingarbugliato e contorto, soprattutto se si vuole ricercare una via fatta di semplicità.
Io credo che tutto si complichi proprio perchè l'animo umano sta emergendo sempre di più sul pelo epidermico, mettendo così in luce gli aspetti contorti del nostro ego. Se l'uomo riesce a donare spazio, a cedere il terreno del proprio ego all' anima, allora tutto piano piano si semplifica e si risolve.
L'unico problemino è che a volte ci si ritrova molto soli, in senso fisico non nel senso di solitudine; se impariamo a dialogare con la parte più profonda di noi non siamo mai più soli.
Il mio problema sorge a questo punto, come conciliare la mia individualità con quella di un'altra persona? E' un incastro, una magia che ad un certo punto nasce, non bisogna fare niente (almeno la mia storia mi insegna questo, è la mia versione dei fatti), ci si trova davanti ad un bivio e si sceglie con molto piacere quello della comunità, se si resta lucidi si è anche in grado di tagliare i rami subito quando si vede che crescono malati. Non bisogna mai dimenticare la propria identità, anzi dovremmo imparare a usare le relazioni come sistema pratico di crescita; perchè è divertente ed entusiasmante, non bisogna farlo con l'attitudine del dovere o con lo stesso stato d'animo con cui parecchi si dirigono al lavoro.
Il mio unico sistema è restare nel presente e vivermi in tutte le sfaccettature, poi la mia vita come un albero crescerà semplicemente grazie alla giusta dose di sole e di acqua.
Semplice, non per questo facile :)