sabato 26 luglio 2008

Starsi Vicini


Ultimamente compreso il sottoscritto molta gente sta attraversando grandi patimenti, stravolgimenti personali. Forse anche perchè il mio lavoro mi porta a relazionarmi soprattutto con la gente mentre non se la passa tanto bene, o perchè è effettivamente così, non lo so. Quello che vedo è che in questi giorni chi sta bene o è perchè sonnecchia o perchè...HA UN GRAN CULO!:))..
Al di là di questa classifica insignificante, visto che siamo tutti su una giostra, ce n'è per tutti...
Quello che mi interessa è più che altro parlare di quell'attitudine di pochi, ma non così pochi per fortuna, di restare vicini a chi si vuole bene quando si soffre. Per i più evoluti direi che quest'attitudine si può allargare alla schiera di tutte le persone, non relegarla alle conoscenze.
L'atto di scendere nell'abisso altrui e sedersi lì, semplicemente stando vicini, presenti, esserci. Credo sia uno dei doni più belli che si possa fare a chiunque, senza dire, giudicare, semplicemnente esserci. Tutto il resto è cornice, dipende dall'attitudine di ognuno di noi, ma la cosa che ritengo più importante è quella di esserci per tutto il tempo necessario. Vivere il patimento accanto al sofferente, senza farsene carico o egoisticamente dare delle chiavi di soluzione per sentirsi utili e validi. Ma donare la nostra presenza è molto più di ogni cosa, supera anche la voglia di prodigarsi per gli altri per raggiungere un appagamento interiore. E' una lucidità che comprende l'uguaglianza degli esseri, aver compreso che siamo tutti su una giostra e prima o poi tutti saliamo e scendiamo, per cui io sento questa cosa e ti sono vicino, perchè siamo uguali. Per la medicina cinese, l'organo di senso collegato al cuore è il tatto. L'atto di farsi sentire non è forse un qualcosa che ha toccato? Allora esserci, far sentire la propria presenza può essere un qualcosa che mette in sintonia due persone da cuore a cuore?
Secondo me sì, voi se avete voglia pensateci, provateci o siatelo.
Vicini ad ognuno di noi.

giovedì 24 luglio 2008

mongòl


Qualche giorno fa ho visto un film che trovo veramente bello. Ecco magari non è solo da spanciarsi dal ridere, ha dei momenti intensi, però è da vedere secondo me.
Parla di un incontro tra un ragazzo down e un uomo..Non vi dirò di più.
Quello di cui voglio parlarvi è di alcune cose che emergono da questo film, che io ho vissuto in prima persona. Visto che in passato come nel mio presente, mi occupo di volontariato con gli handicappati. In sostanza porto il mio mestiere ai disabili. Ovvero gli faccio dei massaggi.
Una cosa che mi ha subito colpito è il modo di relazionarsi. Ti stanno addosso, ti toccano e vogliono essere toccati. Vivono spontaneamente e genuinamente questo aspetto della conoscenza. Oltre a darmi l'idea di trarre grandi informazioni e scambio dalla vicinanza dei corpi. Per noi spesso quando due corpi sono vicini, stan per fare sesso o se gli è andata bene fanno l'amore, quando non è per fare a botte. Per alcuni di loro può nascere anche questa pulsione, ma è anche un toccarsi genuino che ricerca il bello della vicinanza, fine a sè e senza secondi intenti. All'inizio può sembrare quasi un assalto, tutti ti vengono vicini, ti toccano e vogliono farlo, voglion baciarti, manca quasi il fiato, è un impatto fortissimo. Ma se solo riesci a lasciarti andare a superare a volte anche certi aspetti per qualcuno sgradevoli, tipo dei maleodori, diventa un momento di crescita anche per i così detti "normali". Sì a volte possono asciugarti troppo, bisogna saper gestire la cosa. Però è veramente bello e di fatti è veramente alta la percentuale di disabili che apprezzano il massaggio, non nel senso curativo del termine, ma in quanto forma di contatto e comunicazione sincera. Uno scambio che supera le barriere dei corpi e della mente a volte.
Sono sinceri e questo è un grande dono che fanno al mondo.
Se stai male lo sentono e ti stan vicino, se sei felice ridono con te, anzi a volte anche di più.
Allo stesso tempo anche loro richiedono la stessa attenzione. Non sempre noi siamo in grado di ricambiare. Chiaramente ciò che ho esposto in queste ultime righe vale per persone dotate di un certo grado di capacità di relazionarsi. Ma il discorso sul toccarsi per moltissimi.
Guardatevi questo film è bello
L'ottavo giorno

domenica 20 luglio 2008

Il mondo prima


Era bello vedere che il verde ritorna e che si svegliano i ghiri
era bello sapere che dopo l'inverno la voglia ritorna anche a te

era bello sapere che solo d'estate come gli insetti sui fiori
era bello vedere i capelli bruciare e cambiare colore
era bello vederti nuotare andare in fondo per poi risalire
era bello star svegli la notte e tutto il giorno dormire

il mondo prima che arrivassi te

era bello cadere d'autunno sopra le foglie come le foglie
era bello sentirti cantare giù per le scale
era bello vederti ballare
era bello, era bello

il mondo prima che arrivassi te

era bello il cielo d'inverno come i tuoi denti
era bello sentire le tue mani fredde cercare qualcosa di me
era bello i tuoi piedi sopra le cosce
un po’ come fossimo in moto
ma distesi sul letto mio fresco
quasi come guidassi tu

il mondo prima che arrivassi te

TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI

mercoledì 16 luglio 2008

Segni indelebili



Il dolore può essere il segno epidermico di un taglio, la rottura di un osso, una rottura di vasi capillari, un mal di denti ignoto, perdite di persone, insuccessi..
Qualsiasi sia il motivo che scaturisca quel senso di dolore, lascia sempre un segno nel nostro mondo emotivo. A volte ci scava a tal punto da mutare le nostre idee, punti di vista sulla vita, muta i nostri atteggiamenti nei confronti della vita.
Il dolore da sempre è una fase necessaria per la nascita di qualcosa di novo dentro noi, tant'è vero che qualcuno ha distorto questa dinamica arrivando alla flagellazione.
Sicuramente nello stato di entropia in cui riversa la nostra anima, subconscio o chiamatela come volete, c'è una fase della nostra crescita che richiede un dolore simile a quello del parto. E' qualcosa di simile alla sgommata delle ruote dell'aereo al momento dell' atterraggio quando toccano il suolo. Quel segno sull'asfalto è l'attrito che nasce dall'avvicinamento di due corpi che viaggiano su due velocità distinte, com'è ad esempio tra corpo e anima, tra realtà interiore e quella esteriore.
Così il dolore causato da eventi della nostra vita, senza inclinazioni da macellaio, segna un solco dentro di noi, ci scava profondamente. Le lacrime sono il succo della nostra spremitura. Quel profondo vuoto che si apre dentro è una fase necessaria affinchè le nostre menti cieche, possano finalmente abbandonarsi.
Lasciando così finalmente uno spazio in cui sarà possibile per l'anima prendere terreno sull'ego, con i dovuti tempi di maturazione. Più banalmente si potrebbe dire che un grande dolore crea lo spazio per una gioia ancora più grande. La frase mentre si soffre può risultare una presa per il culo, ma se ci soffermiamo sulla sensazione interna legata a quel momento di dolore, possiamo notare che si è creato un vuoto, c'è un solco che prende spazio ed è proprio questa sensazione che è fonte di sofferenza. Solo con l'unguento nutriente dell'amore questa ferita si rimarginerà per sempre. Così l'anima scenderà sempre più dentro le nostre carni, influenzandole con una forza attiva e non più passiva nella vita di tutti i giorni.
Sostanzialmente dobbiamo imparare a volerci bene, come una buona madre si prende cura dei sui figli. Con la stessa attenzione, bontà,severa quando serve e a volte avvolgente come una calda coccola.
La nostra anima ci accudisce, siamo in grado di sentirlo?

lunedì 14 luglio 2008

Giù al Nord




Tutti ristagnano nella prigione delle loro idee.

Un essere umano è una parte del tutto che noi definiamo “Universo”. Una parte che è limitata al tempo e allo spazio. Sono i suoi pensieri e sentimenti a mantenerlo in questo stato di separazione da tutto il resto. Egli può sperimentarlo giornalmente, in una sorta di illusione ottica della sua Coscienza. Questa illusione è una sorta di prigione per noi, che ci costringe ai nostri desideri personali, e provare affetto per per le persone che ci sono più vicine. Il nostro compito invero è liberarci di questa prigione espandendo il nostro cerchio della compassione, per entrare in armonia con tutte le creature, e l’interezza della natura nella sua eterna bellezza.
Albert Einstein

Il clima, il buio che fa risaltare la luce bianca delle nuvole cariche d'acqua, la penombra che lascia passare una colore dell'aria simile al ghiaccio, il vento freddo che sferza e spinge al movimento...
Il Nord col suo mare freddo che sempre freddo non è, l'aria limpida, il verde che scorre rigoglioso per le lande quando il mantello nevoso si è sciolto. Respirare la potenza della natura, curare gli occhi guardando spazi aperti quasi sconfinati, sentire i piedi sprofondare nella terra come radici. La mente compressa dal cielo non scappa verso fantasie celesti, ma ritrova la sacra bellezza di ogni cosa che lo circonda. Legati al cielo indissolubilmente tramite la Terra.
Finalmente casa.

venerdì 4 luglio 2008

Sperararsi per poi unirsi...


Continuando il discorso della ricerca di unione, è anche vero che ogni tanto qualcuno si stufa di ricercare unioni esterne che tendando a fungere più da compenso di un' idea di mancanza interiore che pensiamo e crediamo di avere. Quindi comincia a cercare la profonda unione con sè stesso, partendo dal presupposto fondamentale:" Si ma chi sono io?!", chi sono veramente io? E' una domanda alla quale non si può dare una risposta scontata o simile alle interviste che si fanno ai divi :" Chi è Maradona?"..."Maradona è...", appena si accende questo meccanismo l'ego si gonfia a dismisura e l'anima si addormenta.
Affrontando questo viaggio fantastico e a volte terrificante, alla ricerca del nostro seme di essenza spesso veniamo fuorviati dalla nostra tradizione che sostiene a grandi lettere il nubilato,celibato,castità etc etc... Insomma se uno vuole conoscere il Sè, vuole avvicinarsi a Dio, deve rifiutare il mondo. Da un certo punto di vista è un concetto corretto, prima bisogna solvere: dobbiamo separarci dalla vita mondana proiettata verso l'esteriorità delle cose, una vita alla ricerca di compensi esterni.
L'uomo in viaggio allora comincia a compensare questi apparenti buchi interiori, cominciando a vedere che sono modi di percepirsi, in realtà esistono queste potenzialità dentro di noi devono solo essere coltivate. Quindi esiste il compagno ideale dell'ego è l'anima, quando si sposano e si fondono allora l'ego diventa il veicolo dell'anima, fino ad arrivare a manifestarla nel modo più puro. Ecco che allora saremo finalmente uniti, a questo punto possiamo solverci col mondo collettivo . Ricercando ed esprimendo la somma unione di tutto il creato in tutte le cose vive e inanimate, poichè unite intimamente fuse alla mia interiorità.
Allora credo che ognuno di noi possa svolgere la vita che meglio crede, non ci sono regole fisse, bisogna semplicemente avere la capacità di sapersi separare dal collettivo per ritrovare l'individualità intima, per poi riportarla nel mondo. Rimanendo assolutamente consapevoli della propria individualità, senza riconfondersi con gli schemi ottusi della massa.