venerdì 4 luglio 2008

Sperararsi per poi unirsi...


Continuando il discorso della ricerca di unione, è anche vero che ogni tanto qualcuno si stufa di ricercare unioni esterne che tendando a fungere più da compenso di un' idea di mancanza interiore che pensiamo e crediamo di avere. Quindi comincia a cercare la profonda unione con sè stesso, partendo dal presupposto fondamentale:" Si ma chi sono io?!", chi sono veramente io? E' una domanda alla quale non si può dare una risposta scontata o simile alle interviste che si fanno ai divi :" Chi è Maradona?"..."Maradona è...", appena si accende questo meccanismo l'ego si gonfia a dismisura e l'anima si addormenta.
Affrontando questo viaggio fantastico e a volte terrificante, alla ricerca del nostro seme di essenza spesso veniamo fuorviati dalla nostra tradizione che sostiene a grandi lettere il nubilato,celibato,castità etc etc... Insomma se uno vuole conoscere il Sè, vuole avvicinarsi a Dio, deve rifiutare il mondo. Da un certo punto di vista è un concetto corretto, prima bisogna solvere: dobbiamo separarci dalla vita mondana proiettata verso l'esteriorità delle cose, una vita alla ricerca di compensi esterni.
L'uomo in viaggio allora comincia a compensare questi apparenti buchi interiori, cominciando a vedere che sono modi di percepirsi, in realtà esistono queste potenzialità dentro di noi devono solo essere coltivate. Quindi esiste il compagno ideale dell'ego è l'anima, quando si sposano e si fondono allora l'ego diventa il veicolo dell'anima, fino ad arrivare a manifestarla nel modo più puro. Ecco che allora saremo finalmente uniti, a questo punto possiamo solverci col mondo collettivo . Ricercando ed esprimendo la somma unione di tutto il creato in tutte le cose vive e inanimate, poichè unite intimamente fuse alla mia interiorità.
Allora credo che ognuno di noi possa svolgere la vita che meglio crede, non ci sono regole fisse, bisogna semplicemente avere la capacità di sapersi separare dal collettivo per ritrovare l'individualità intima, per poi riportarla nel mondo. Rimanendo assolutamente consapevoli della propria individualità, senza riconfondersi con gli schemi ottusi della massa.

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