mercoledì 16 luglio 2008

Segni indelebili



Il dolore può essere il segno epidermico di un taglio, la rottura di un osso, una rottura di vasi capillari, un mal di denti ignoto, perdite di persone, insuccessi..
Qualsiasi sia il motivo che scaturisca quel senso di dolore, lascia sempre un segno nel nostro mondo emotivo. A volte ci scava a tal punto da mutare le nostre idee, punti di vista sulla vita, muta i nostri atteggiamenti nei confronti della vita.
Il dolore da sempre è una fase necessaria per la nascita di qualcosa di novo dentro noi, tant'è vero che qualcuno ha distorto questa dinamica arrivando alla flagellazione.
Sicuramente nello stato di entropia in cui riversa la nostra anima, subconscio o chiamatela come volete, c'è una fase della nostra crescita che richiede un dolore simile a quello del parto. E' qualcosa di simile alla sgommata delle ruote dell'aereo al momento dell' atterraggio quando toccano il suolo. Quel segno sull'asfalto è l'attrito che nasce dall'avvicinamento di due corpi che viaggiano su due velocità distinte, com'è ad esempio tra corpo e anima, tra realtà interiore e quella esteriore.
Così il dolore causato da eventi della nostra vita, senza inclinazioni da macellaio, segna un solco dentro di noi, ci scava profondamente. Le lacrime sono il succo della nostra spremitura. Quel profondo vuoto che si apre dentro è una fase necessaria affinchè le nostre menti cieche, possano finalmente abbandonarsi.
Lasciando così finalmente uno spazio in cui sarà possibile per l'anima prendere terreno sull'ego, con i dovuti tempi di maturazione. Più banalmente si potrebbe dire che un grande dolore crea lo spazio per una gioia ancora più grande. La frase mentre si soffre può risultare una presa per il culo, ma se ci soffermiamo sulla sensazione interna legata a quel momento di dolore, possiamo notare che si è creato un vuoto, c'è un solco che prende spazio ed è proprio questa sensazione che è fonte di sofferenza. Solo con l'unguento nutriente dell'amore questa ferita si rimarginerà per sempre. Così l'anima scenderà sempre più dentro le nostre carni, influenzandole con una forza attiva e non più passiva nella vita di tutti i giorni.
Sostanzialmente dobbiamo imparare a volerci bene, come una buona madre si prende cura dei sui figli. Con la stessa attenzione, bontà,severa quando serve e a volte avvolgente come una calda coccola.
La nostra anima ci accudisce, siamo in grado di sentirlo?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

L'altro giorno è morto all'improvviso un mio collega che in pochi mesi era diventato anche un amico.

E' ovvio che all'inizio la prima cosa che si prova in questi casi è un grande dolore, accompagnato dal fatto che il cervello non riesce a capacitarsi che non sarà possibile rivedere quella persona il giorno dopo, finire un discorso che si era iniziato, eccetera.

Sono andato, con altre persone, al funerale e ne sono uscito con un senso di pace... Un senso che tutto stava seguendo la giusta via... Pensavamo di doverci soffermare sulla fase "acuta" del dolore che si prova in questi casi, invece la sensazione provata è stata incredibile e addirittura rincuorante.

Marco M.

Il giardiniere ha detto...

Condivido quello che dici perchè è successo anche a me. Sentire come se tutte le tensioni fossero finalmente svanite. Tuttavia una parte di me soprattutto nei casi delle persone strette, sentiva un grande dolore.. ma il punto di vista è totalmente diverso, quindi la relazione col malessere cambia.