Della mente e su di lei possiamo dire molte cose. Mi è piaciuto osservare negli ultimi giorni come nel gergo comune vengano usati due termini: Ottuso e acuto.
In geometria un angolo ottuso è superiore a 90°, quindi verrebbe da pensare ad una mente aperta capace di spaziare. Invece no, tra la gente ottuso viene usato per una persona che non è in grado di espandere più di tanto i suoi ragionamenti. Rimane fermo sulle sue convinzioni senza speranza di ravvedimento.
Mentre l'angolo acuto è inferiore a quello di retto. Quando definiamo una persona acuta, ci riferiamo a qualcuno in grado di cogliere degli aspetti finissimi della vita o di un evento qualsiasi.
Credo che questi due termini siano riferiti alla capacità della mente di mettere a fuoco. Più un angolo è stretto, più il fascio di luce è simile ad un laser, o alla lente d'ingrandimento quando concentra i fasci dei raggi solari in un unico punto.
Ecco che divento acuto, perchè sono in grado di focalizzarmi così tanto che riesco a penetrarlo a tal punto da sviscerarne aspetti molto fini, nascosti. Un fuoco così concentrato che diventa penetrante, entra nella realtà e la vivifica la accende, la rende illuminata, quindi visibile e finalmente comprensibile.
La mente ottusa invece disperde la sua intenzione mentale in tutti gli eventi esterni, non riuscendo poi a focalizzarsi. Di conseguenza la sua intensità non diventa sufficentemente forte per poter sciogliere il muro di incomprensione che è posto tra noi e il reale. Non riesce a dirigere la sua persona in un unico punto, in modo tale da illuminarlo, di metterlo a fuoco, accenderlo. Così la realtà rimane sempre una matassa oscura, perpetrando sempre gli stessi errori in modo ottuso.
L'atto della meditazione, di tutte quelle tecniche che tenodono a portare l'attenzione dell'uomo al suo interno, grazie all'ausilio del respiro cosciente, aiutano a fissare la mente su un punto (la propria interiorità), dandogli poi ossigeno col repsiro.
Ecco che a quel punto quando i due lembi si uniscono, che la combustione può aumentare di intensità. Più sono in grado di concentrarmi, di unire quel fascio di protoni che è l'uomo in un unico punto, più la mia intensità di luce sarà tale da poter scaldare e trasmutare la realtà personale e circostante.
L'acuto è in grado di dirigere i propri orgoni in modo sempre più concentrato e cosciente, può via via mettere sempre più mano nella propria vita in modo attivo e non inconscio.
Fino a rompere l'atomo con un gesto d'amore, liberando quell'immane potenza racchiusa nella materia, in un orgasmo potentissimo.
giovedì 29 gennaio 2009
martedì 20 gennaio 2009
Lo sguardo
E' nello sguardo di chi vive delle reali sofferenze, dove la vita sembra cadere impietosa nei suoi eventi. Dove l'incedere del destino sembra abbia solo spazio ciò che di peggio potevi aspettarti; in questo lembo di disperazione, ho guardato in faccia un uomo e ho visto gli occhi zampillare di vita. Ho visto la forza di chi non si arrende perchè tramite tutte le sue esperienze, non si sofferma sull'aspetto della fortuna o sfortuna, ma comprende ciò che la vita ha da insegnarli con quel tipo di linguaggio. Provo molto rispetto per l'essere umano, quando non si crogiola nel vittimismo anche se avrebbe tutti i motivi per farlo. Grazie a queste esperienze capisco anche i bimbi viziati che si lagnano per niente, paturnie rese eccessivamente egocentriche, a tal punto da non considerarle o da prendere a schiaffi con molto amore. A volte al dolore viziato bisogna rispondere don decisione paterna. Mentre di fronte all'oggettivo disagio di una vita, al malessere di un corpo straziato dagli eventi, essere come la madre che accoglie e accudisce. Non per forza sarai in grado di guarire, non è nostro compito, però importante sarà per chi lo riceve quel momento di ristoro.. Toccare un essere e sentire che la piaga si calma, è un dono che ci fa il "malato", un privilegio raro.
Mi sento molto fortunato.
venerdì 9 gennaio 2009
La nona casa
Viaggiare, muoversi verso terre inesplorate. Varcare confini e dogane, dirigersi nello spazio di questo mondo conoscendo la direzione o imparandola passo passo.
Nel muoversi esterno del viaggio, noi sondiamo spazi interiori sopiti. Li vediamo fuori da noi conoscendo gente di altri luoghi, usanze, spazi e natura diversi. Sono parti del nostro insieme che si porgono al nostro sguardo per dare comprensione di territori che ancora fatichiamo a conoscere. Non sempre è così, alle volte possiamo vedere spazi del nostro mondo già presenti e vivi, che hanno modo di mettersi ancor più in risalto.
Così come la ruota della macchina gira, così l'orologio delle mie caverne si muove al contrario e io scendo, scendo, penetro dentro la mia realtà; ogni tanto la discesa è tale da percepirsi una distanza tra ciò che è dentro e ciò che vive fuori. Il divario è tale che risulta difficile ogni sorta di dialogo, è necessario del tempo dell'orologio da questo lato della realtà, per permettermi di ricominciare a interagire con l'esterno...
Il viaggio, la nona casa, la spiritualità...
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